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13/10/2022

Da studente di Economia a pastore in una Yurta nel bel mezzo dei Monti Sibillini.

L’avvincente storia di Marco Scolastici raccontata nel suo libro.

Altopiano di Macereto. Siamo a 1000 metri, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questo posto offre uno dei panorami più suggestivi delle Marche. La spianata da una parte e il Santuario dall’altra; il tutto circondato dalle favolose vette dei nostri Appennini. A fare da contorno cavalli, asini, mucche e pecore al pascolo. Puro incanto per chi ama la natura.

E’ in questo contesto, tanto magico quanto naturale, che vive e lavora Marco Scolastici. Studente prima, pastore poi quando, pieno di incertezze sul futuro, decide di lasciare la capitale dove studiava nella facoltà di Economia per ritornare alle origini; a quella terra che tanto aveva amato anche suo bisnonno Vincenzo, che tra i pascoli c’era cresciuto.

Lontano 2016. Un ritorno verso casa guidato dall’amore per la tradizione e dalla passione per il mestiere più antico di sempre. Un viaggio tanto difficile quanto doloroso aggravato da una terra che, inaspettatamente, inizia a tremare. Il buonsenso gli suggeriva di scappare, ma quello sconosciuto altopiano delle Marche per lui era la vita. Marco non poteva abbandonare le pecore, gli asini e i maremmani. Così, quando le ripetute scosse sismiche rendono inagibile la propria casa e minacciano il crollo delle stalle, lui monta una yurta mongola accanto alla residenza e ci trascorre l’inverno.

Fuori la neve continua a scendere silenziosa. È ormai quasi buio. Nella yurta invece è caldo. Bevo l’ultimo sorso dalla tazza e infilo la giacca per tornare al lavoro. Ciclopi, terremoti e bufere facciano quel che devono, io sono Marco Scolastici e dalla mia Itaca non me ne vado più”.

E’ questo che racconta nel suo libro “Una yurta sull’Appennino. Storia di un ritorno e di una resistenza”. Come il sisma non sarebbe stato la fine di tutto ma l’occasione per un nuovo inizio e la sua yurta un simbolo di rinascita, speranza e voglia di farcela. Rimanere ed abitare una terra, seppur rasa al suolo, in maniera diversa con la consapevolezza che nulla sarà come prima. Passione, amore e tanta pazienza sono stati gli ingredienti di un ritorno consapevole e arricchente al mestiere più antico di sempre. Il passato insegna e ci permette di reinventare un futuro che non avremmo creduto così. E’ l’attesa il concetto chiave. Dal bisnonno, al nonno e poi al padre. Una storia fatta di sacrifici, passione e duro lavoro che ha radici profonde e abbraccia diverse generazioni. Le terre di Macereto sono state la sua Itaca a cui, dopo aver percorso una lunga strada, Marco ha fatto ritorno e ha deciso di rimanervi attaccato.

Oggi oltre all’allevamento di pecore, cavalli e vacche, si occupa anche di trasformazione. Il Caseificio Scolastici, infatti, è noto per la produzione di prodotti caseari fatti secondo tradizione e con latte esclusivamente autoprodotto. Nell’Azienda Agricola a conduzione familiare, tutto è controllato dall’interno nell’ottica di una reale economia circolare e con particolare attenzione all’ambiente e ai processi biologici naturali. Marco alleva la pecora Sopravissana, scelta che testimonia la sua idea di tornare alle origini. Si tratta di una razza rustica ma con un latte più ricco a livello organolettico, che gli ha permesso di riscoprire la magia della lana. Da scarto diventa un prodotto di nicchia per la produzione di capi di abbigliamento su prenotazione realizzati attraverso le tecniche antiche delle signore del luogo appassionate all’arte dei ferri.

Ad oggi, dopo il Covid e con tutte le incertezze che stiamo vivendo, Marco non è spaventato. Il futuro, e lo dimostra col suo libro, va guardato con ottimismo e speranza. Rappresenta uno stimolo. A fare di più e sempre meglio. “Una yurta sull’Appennino” del resto, ci insegna che è l’amore a muovere ogni cosa. Per la natura, in questo caso, che è sua maestra e compagna di vita.

Grazie all’autore del libro, nostro amico, Marco Scolastici per la collaborazione.

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