Il 2 Marzo 2019, Mr. Felix Tshisekedi, Presidente della Repubblica Democratica del Congo, ha inaugurato il “progetto dei 100 giorni” che ha come scopo quello di rivalorizzare l’economia e riqualificare il benessere dell’intero paese.  Nello specifico sarebbero 13 i progetti da realizzare, dislocati in 9 province distinte e riguardanti i seguenti settori: Acqua, Educazione, Infrastrutture, Elettricità ed Agroindustria. Per portare a termine l’iniziativa nel minor tempo possibile, il Presidente ha coinvolto l’FPI (Fond de Promotion de l’Industrie) che, a sua volta, ha deciso di affidarsi a Self Globe, alla sua esperienza e alle sue competenze per la completa gestione di alcuni dei progetti previsti. 

Gli esperti della società italiana, infatti, sono stati schierati in queste province pilota affinché raccogliessero i dati necessari allo sviluppo del piano operativo e alla realizzazione dell’iniziativa. Come riportato nel documentario, il primo progetto al quale Self Globe ha lavorato riguarda la filiera ittica. I beneficiari sono alcuni piscicoltori che, con mezzi rudimentali, si occupavano della pesca in gabbia della Tilapia. 

L’FPI, in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Agricoltura Tropicale (IITA), ha dato loro i mezzi sufficienti per innovarsi e incrementare la loro produttività, Self Globe, d’altra parte, si è occupata della formazione del personale addetto ai lavori. Grazie, infatti, alla Dott.ssa Raffaella Franceschini, ricercatrice, docente universitaria ed esperta in acquacoltura e all’Agronomo Antonio Vallesi, Self Globe è riuscita a trasmettere importanti nozioni tecniche che si sono rivelate fondamentali e sono tutt’ora funzionali per sfruttare al meglio i mezzi forniti dall’FPI.

In Sud Kivu, a Mulume Munene, nel maggio 2019, l’FPI ha accordato un finanziamento al Comité pour l’Autopromotion à la Base (CAB) che desiderava riabilitare alcune vecchie strutture di una fattoria già esistente e acquisire un’unita di trasformazione casearia del latte bovino.

Self Globe si è occupata della progettazione e della costruzione del modulo caseario che è stato installato a dicembre dello stesso anno. In questo modo è stata data la possibilità al Paese di sperimentare un modello innovativo e all’avanguardia della tecnologia alimentare per trasformare il proprio latte in uno spazio ristretto. 

Self Globe, non si è solo limitata a rendere funzionante la struttura ma, considerando l’enorme valore da sempre riconosciuto alla trasmissione del suo know-how, ha mandato sul campo un tecnico interno che si è occupato personalmente della supervisione al montaggio dell’impianto, della messa in funzione e dell’avviamento dei macchinari formando così i futuri operatori della struttura. 

Uno degli obiettivi principali che il modello Self Globe vuole trasmettere è quello di permettere agli allevatori di accorciare il circuito di produzione e trasformazione, rendendo completamente autonomi gli allevamenti. Se prima, infatti, gli allevatori di Mulume Munene, avevano bisogno di percorrere grandi distanze per trasformare il latte dei loro animali, ora avranno la possibilità di effettuare la mungitura e la lavorazione internamente, riducendone notevolmente i costi e favorendo la vendita dei loro prodotti a Km zero.

La trasformazione del latte bovino riguarda anche l’ultimo dei progetti che ha coinvolto Self Globe e il suo staff, a favore dell’associazione ACOGENOKI, nel Nord Kivu. ACOGENOKI ingloba tutte quelle cooperative di allevatori che, a causa dei vari conflitti che hanno caratterizzato gli anni 90, hanno incontrato serie difficoltà a rilanciare le proprie attività.

Anche in questo caso l’intervento di Self Globe è stato determinante. In pochi mesi infatti è stata installata una seconda unità modulare destinata alla trasformazione del latte che verrà utilizzata come centro di raccolta e di lavorazione per tutti gli allevatori della zona. Saranno loro stessi ad occuparsi direttamente della produzione di formaggio, ricotta, burro e yogurt.

Self Globe è fiera di aver messo a disposizione le proprie competenze e tecnologie per contribuire allo sviluppo economico e sociale di alcune zone della Repubblica Democratica del Congo, aree che hanno conosciuto gravi crisi e che oggi sono pronte a ripartire.

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